Climate social camp 2023
Fermare il cemento, Difendere l'acqua
25-29 July 2022

Camp 2022

Parco Colletta, Turin (IT)

+500 participants!

During these five days we discussed how to take the climate battle forward in the future.

 We hope that the proposals we come up with will help all movements that care about climate justice. We know that the climate crisis is not something far away; it is already here. Millions of people around the world are experiencing its effects, and they are already actively fighting against the fossil fuel corporations, even if the Western media hide this.  

We therefore believe that the climate activists of the Global North need to confront each other and figure out how to support the struggles that are being waged away from the eyes of the newspapers, how to involve marginalised communities in their own countries.

Otherwise it will be impossible to stop global warming below 1.5 degrees in the short time we have left.

Join the fight

The strike

Il 29 luglio ci siamo mess3  in cammino insieme, in corteo per occupare le strade della città di Torino e far sentire le nostre mille e più voci a tutte e tutti.
Dopo due anni di pandemia, distanziamento sociale ed isolamento abbiamo sentito forte la necessità di riunirci, conoscerci e confrontarci, prendere spazio e portare la nostra lotta nuovamente in strada.
Questa volta con una partecipazione decisamente inedita per provenienze geografiche e contesti sociali: per la prima volta la città di Torino vedrà riunite attiviste e attivisti provenienti da tutta Europa e da diverse parti del mondo. Un’occasione cruciale, grazie a cui dare spazio e visibilità a quelle persone provenienti da paesi inascoltati e sfruttati che maggiormente e già allo stato attuale subiscono gli effetti più pesanti della crisi climatica e grazie a cui valorizzare le esperienze di resistenza e lotta locali ed europee.

La crisi climatica con tutte le sue drammatiche manifestazioni, quali la siccità, le temperature estreme di questi giorni e il carovita si configura sempre più come una crisi planetaria con effetti ecologici, sociali ed economici altamente impattanti.
Il tasso di disoccupazione e l’inflazione continuano a crescere, aumenta esponenzialmente il numero di persone al di sotto della soglia di povertà assoluta, diminuiscono i servizi legati al welfare statale e i diritti sociali e civili, mentre si arricchiscono sempre più multinazionali, gruppi finanziari e grandi aziende dell’energia fossile, del cemento e bellica, speculando su una crisi da esse stesse causata e scaricandone i costi economici e sociali sulla popolazione.
I governi si impegnano in conflitti bellici, che la popolazione paga in vite o, quando non direttamente interessata dal conflitto, in carovita ed instabilità economica, in una stringente morsa di violenza istituzionale che prova a zittire ed isolare chi prende posizione contro queste scelte scellerate ed assassine.

Conflitti energetici, colonialisti ed imperialisti portati avanti per grandi interessi economici, scelte che nulla hanno a che vedere con noi persone e che cadono dall’alto sulle nostre vite e sulle nostre terre, sempre più messe al servizio, attraverso l’occupazione militare e l’esproprio, per la costruzione di basi militari ed armamenti. Terre che vengono sfruttate e sottratte alla popolazione con la forza per costruirvi grandi opere per l’estrazione e il trasporto di fonti energetiche, grandi infrastrutture e poli della logistica per la circolazione di merci. Terre impoverite, inquinate, bruciate  e violentemente trasformate.
Terre di un pianeta in cui il  Sud del mondo sostiene la ricchezza del Nord, una ricchezza che si dimostra sempre più precaria ed appartenente a poch*.

Dopo anni di pressioni e richieste a governi e multinazionali nulla è stato fatto. Nessun paese si è effettivamente impegnato nel ridurre le emissioni di CO2 fino al loro azzeramento, anzi la tendenza globale dimostra come vi sia un accelerato disimpegno in quest’ottica. Oltreché per quanto soprascritto, si rende evidente questa direzione con la rimessa a regime delle centrali di carbone, l’aumento di investimenti in energie fossili e il disimpegno dai patti di Parigi.
L’unico finto modo che governi e lobby industriale perseguono per affrontare la crisi climatica è la strumentalizzazione dell’informazione e il greenwashing, atto a sfruttare bacini di consumator* preoccupat* per la crisi climatica, attraverso la vendita di prodotti e servizi privati apparentemente sostenibili.

La crisi climatica è una crisi sociale, economica, migratoria ed ecologica, causata da un sistema di sfruttamento feroce di terre e persone.
Se 3 anni fa pensavamo di dover agire in tempi brevi, oggi ci rendiamo conto che lo scorrere di quel tempo è esponenzialmente accelerato: la pandemia globale da Covid, l’inizio di una guerra, il riacutizzarsi di molti altri conflitti, le temperature globali con una media di +4 °C superiore alle medie stagionali, la dilagante siccità e la povertà crescente hanno impennato lo scorrere di quel tempo, del nostro tempo per agire.

Un super corteo colorato, partecipato e festante!
Non fartelo raccontare,
JOIN THE FIGHT! TIME IS NOW

We have worked to make this camp self-financing

We have therefore rejected donations from large, unethical companies and the few companies from which we have accepted funding have been selected according to strict social and environmental criteria.

Our main way of raising funds is through donations from ordinary people, like you! We launched a fundraiser, thanks to everyone who donated!

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